Studio di casi e analisi sulle Comunità energetiche e le loro applicazioni

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CER, autoconsumo collettivo e autoconsumatore individuale a distanza: lo stato attuale, il futuro, i casi di studio. Una raccolta di strumenti messa a disposizione da Politecnico di Milano, Leap e Università di Trento.

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Un report pubblicato da Politecnico di Milano, Leap e Università di Trento, intitolato Comunità energetiche, analisi tecnica, economica e sociale (pdf alla fine dell’articolo), è un libro che serve a rinfrescare le nozioni acquisite, riflettere sulle strategie adottate e da adottare, e guardare al futuro delle CER.

Come tutti i libri che si rispettino, il report presenta anche esempi pratici. Ecco perché abbiamo deciso di esaminarne alcuni che rispondono ai dubbi più comuni di chi vuole avviare una CACER e realizzare gli impianti: quale configurazione scegliere, quanto costerà, quanto si potrà risparmiare?

CER, autoconsumo collettivo (AUC) e autoconsumatore individuale a distanza

Dopo aver stabilito che:

  • la cabina primaria (CP) è l’area in cui l’energia condivisa è incentivata e un soggetto giuridico può operare in tutto il mercato elettrico;
  • per ricevere l’incentivo, l’impianto singolo Fer non deve superare una potenza di 1 MW.

Queste sono le possibili configurazioni:

  • il gruppo di autoconsumatori collettivi (AUC) coinvolge diversi utenti tutti nello stesso edificio;
  • la Comunità di energia rinnovabile (CER) è possibile quando ci sono molti utenti nella stessa parte della rete elettrica;
  • l’autoconsumatore individuale a distanza è un singolo utente che vuole condividere energia tra diversi punti di connessione tutti situati nella stessa CP.

Ecco i ricavi ottenibili dall’energia autoprodotta nelle varie configurazioni:

  • viene riconosciuto l’incentivo per l’energia condivisa (decreto Mase) oltre alla sua valorizzazione (contributo Arera); la tabella è tratta dal report, così come le altre qui sotto.

  • il proprietario dell’impianto riceve ricavi per l’immissione di energia in rete.

Nel diagramma proposto, si vede una sintesi dei ricavi e di come sono attribuiti ai vari attori

Studio di caso 1 – gruppo di autoconsumatori che agiscono collettivamente (AUC)

Il soggetto giuridico AUC può essere creato con una delibera condominiale.

Il caso studio riguarda un condominio con 18 utenti domestici e un POD condominiale collegato a un impianto fotovoltaico da 20 kWp che alimenta i consumi condominiali, concentrati nelle ore serali.

La spesa è di 30mila euro (1.500 €/kWp). Secondo le simulazioni, il 53% dell’energia immessa in rete è condiviso dai condomini.

Considerando tutti i ricavi – incentivi, valorizzazione, vendita dell’energia e risparmio da autoconsumo – si arriva a un risparmio del 44% della bolletta variabile in 20 anni. Con la detrazione fiscale del 50%, il ritorno sull’investimento avviene in 6-7 anni con un valore netto finale di circa 26.200 euro dopo 20 anni.

Sono inclusi nel calcolo i costi di gestione annuali, di 70 euro per partecipante e 30 euro per kWp installato.

Studio di caso 2 – Comunità di energia rinnovabile (CER)

La CER è un gruppo di soggetti (aziende, cittadini, Pubbliche Amministrazioni) che si organizzano in associazioni, fondazioni, cooperative, anche riconosciute come Enti del Terzo Settore (ETS).

La CER nel caso studio installa 200 kWp di fotovoltaico e coinvolge 180 utenti, principalmente domestici, ma anche alcuni uffici, negozi e utenze condominiali. La diversità di profili di consumo porta la condivisione dell’energia immessa in rete al 58%.

La dimensione maggiore dell’impianto consente risparmi grazie ai quali l’impianto ha un costo di 1.100 €/kWp e i costi di gestione annuali della CER (partecipanti e impianto) sono 50 euro a persona.

Anche se la CER non accede all’ecobonus, si prevede un ritorno sull’investimento in 7-8 anni e un valore attuale netto di circa 215mila euro dopo 20 anni.

Studio di caso 3 – Autoconsumatore individuale a distanza

Il caso riguarda una PMI che installa un impianto fotovoltaico da 1 MWp a terra senza beneficio di autoconsumo diretto.

I consumi aziendali sono superiori alla produzione fotovoltaica e concentrati di giorno. Il 78% dell’energia immessa è autoconsumata a distanza.

Nonostante l’aumento dell’energia condivisa e le economie di scala, il ritorno sull’investimento è previsto in circa 8 anni a causa del limite del 55% dell’energia condivisa per le imprese. Questo limite può essere superato costituendo una CER e coinvolgendo altre utenze del territorio.

Il Community Manager è necessario per ottimizzare la comunità disponendo di profili di consumo e contratti dei singoli POD.

Scopi e aspetti tecnici, sociali ed economici delle CER: vantaggi collettivi o individuali?

Uno dei principali dilemmi nella creazione di Comunità riguarda la possibilità per l’individuo di rinunciare a parte del proprio beneficio personale per il bene del gruppo, anche attraverso sistemi di accumulo e modulazione dei carichi.

L’ottimizzazione della comunità significa la somma dei costi energetici di ciascun membro e dei ricavi dall’incentivo per l’energia condivisa.

L’energia condivisa lega tutti i membri e permette loro di collaborare e modificare le strategie di gestione per migliorare i benefici economici dell’intera comunità.

I benefici devono essere equamente distribuiti, anche attraverso progetti sociali.

Un caso studio simula una CER con 78 POD, di cui 72 “consumatori puri” che possono modificare il proprio profilo di domanda e 6 con impianti FV e accumulo. L’ottimizzazione considera un periodo di 24 ore.

Senza coordinamento, l’energia condivisa scende al 35%. Con il coordinamento, si può arrivare al 100% di energia condivisa e dell’incentivo della CER.

Sebbene i costi di approvvigionamento aumentino (+4,5%), l’aumento dell’incentivo (+79%) porta a una riduzione del costo complessivo per la CER.

Per l’ottimizzazione della comunità è necessario un Community Manager con i profili di consumo e i contratti dei POD.

Obiettivi della CER e redistribuzione degli incentivi

La redistribuzione dei ricavi deve considerare gli obiettivi della CER basati su alcuni criteri:

  • il contributo di ciascun componente all’investimento iniziale della CER;
  • la capacità di ogni componente di aumentare l’energia condivisa della CER;
  • eventuali situazioni di vulnerabilità economica di alcuni componenti della CER.

Il Politecnico di Milano ha sviluppato algoritmi basati su questi criteri, applicati nel caso della CER a Teglio, in Valtellina.

Il Comune ha investito in impianti Fer, installando circa 190 kWp di impianti FV su diverse coperture e redistribuendo i ricavi tra i membri della comunità, trattenendo solo l’autoconsumo fisico.

Oltre agli edifici del Comune, la comunità include una casa di cura, un palazzetto sportivo e 12 utenti domestici, di cui 3 a rischio povertà energetica.

Un algoritmo, basato sulla partecipazione, redistribuisce maggiormente ai membri più grandi, utili per condividere energia. Altri algoritmi considerano gli investimenti o sono solidali, proprietari e proporzionali.

Gli algoritmi solidali danno un contributo maggiore agli utenti vulnerabili, mentre l’algoritmo trilivello fornisce un buon equilibrio tra i diversi tipi di utenti.

Gli obiettivi e gli algoritmi per la suddivisione dei ricavi sono definiti nello Statuto e nel Regolamento della CER.

Fonte

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Studio di casi e analisi sulle Comunità energetiche e le loro applicazioni ultima modifica: 2024-09-16 15:38:04.000000 da Carosello